La tecnica compositiva RPS

La tecnica compositiva RPS (“Restarting Pitch Space“, letteralmente “lo spazio delle altezze che ripartono”) è un sistema armonico modale elaborato dal compositore e organista statunitense Carson Cooman nel 2005.

Tale tecnica fa uso di frammenti di una scala per generare un ambito di note da usare nel processo di composizione di un brano. Il materiale sonoro, costituito dalle note nelle loro varie altezze, è ottenuto completamente ed esclusivamente scegliendo un numero definito di note iniziali che fanno parte di una scala, intera o frammentata, la quale è poi trasposta lungo tutta l’estensione desiderata. La nota finale di un frammento costituisce anche l’inizio della trasposizione successiva del medesimo frammento. In tal modo, le altezze delle note disponibili in ogni registro sono predeterminate. Dalle trasposizioni del frammento iniziale sono escluse quelle che iniziano dalla medesima nota di partenza del primo frammento: in tal caso, com’è evidente, non si tratterebbe più di tecnica RPS, bensì si ricadrebbe nell’ambito della tecnica modale, nella quale si ottiene la ripetizione della scala scelta attraverso il range.

La peculiarità di questo sistema, nonché la sua differenza rispetto ad altre tecniche compositive modali, risiedono nel fatto che il registro in cui si trova una determinata nota è un elemento significativo; così le note non possono essere alterate al di fuori dell’ambito dato, e si possono inoltre avere diverse inflessioni in diverse ottave: ossia, ad esempio, si può avere un sol naturale in una ottava e un sol diesis in un’altra.

In un certo senso, ciò che si è venuto a creare non è altro che un “supermodo” che attraversa varie ottave. A differenza dei modi effettivi, e a differenza anche di altre tecniche di generazione delle altezze come la dodecafonia, il modo creato con il sistema RPS si sposta in un ambito molto vasto, nel quale le note presentano varianti significative al seconda del registro, ossia dell’ottava nella quale si presentano.

Questo pdf esemplifica la tecnica RPS: l’esempio comincia da un do grave esponendo le prime cinque note del modo lidio. Queste cinque note sono trasposte per quattro ottave. Come si può vedere, la quinta nota (un sol) funge da fine del frammento lidio di cinque note, ma serve anche come inizio per il successivo frammento che viene trasposto a partire proprio da questo sol. Il processo continua lungo le intere quattro ottave. Il materiale totale disponibile per il compositore è quindi definito dalle altezze delle note, ovvero esattamente dalla maniera, naturale o alterata, in cui esse appaiono nelle varie ottave. Com’è evidente, esistono moltissime trasposizioni RPS possibili: sia usando modi diversi (i quali a loro volta possono essere esistenti o inventati), sia usando frammenti più o meno estesi della scala di partenza. Anche un modo RPS che deriva da un misto di modi esistenti o inventati è possibile, soprattutto in quegli organici strumentali dove è richiesta una vasta estensione.

Il risultato sonoro che si vuole ottenere mediante la tecnica RPS è una combinazione di coerenza formale e libertà compositiva. La coerenza è data dal fatto che le scale vengono ripetute trasposte nei vari registri dell’estensione complessiva, generando come si è detto un “totale” modale a disposizione del compositore, entro il quale occorre muoversi nel processo creativo. La libertà, invece, deriva dalle innumerevoli potenziali combinazioni non tradizionali di note che il linguaggio armonico e contrappuntistico proprio della tecnica RPS determina e fornisce.